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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum III,87
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originale
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[87] Nimirum recte; propter virtutem enim iure laudamur et in virtute recte gloriamur; quod non contingeret, si id donum a deo, non a nobis haberemus. At vero aut honoribus aucti aut re familiari, aut si aliud quippiam nacti sumus fortuiti boni aut depulimus mali, tum dis gratias agimus, tum nihil nostrae laudi adsumptum arbitramur. Num quis, quod bonus vir esset, gratias dis egit umquam? At quod dives, quod honoratus, quod incolumis; Iovemque Optimum et maximum ob eas res appellant, non quod nos iustos, temperantes, sapientes efficiat, sed quod salvos, incolumis, opulentos, copiosos;
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traduzione
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87. N? la cosa deve stupire: ? un fatto che siamo lodati in grazia della nostra virt? e di essa a buon diritto ci
vantiamo, il che non accadrebbe se essa fosse un dono divino e non dipendesse da noi. Quando invece riceviamo degli
onori o un incremento del nostro patrimonio o quando riusciamo ad ottenere qualche vantaggio dovuto alla sorte o a
liberarci da qualche guaio, allora s? che ringraziano gli d?i senza assumercene alcun merito.
Chi mai ha ringraziato gli d?i per aver fatto di lui una brava persona? Li ringrazier? invece per esser ricco,
onorato, incolume; e proprio per questo gli uomini invocano Giove Ottimo Massimo: ci? di cui lo ringraziano non ?
certo di averli resi giusti, temperanti e saggi, bens? di far di loro degli uomini sani, liberi da ogni male, ricchi, agiati.
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